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“In natura, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.”

Antoine Lavoisier


 

Articolo pubblicato il 5 gennaio 2011

Qualcuno, gettando uno sguardo disincantato su quanto stiamo realizzando sul pianeta, potrebbe avere di che obiettare, ma quello che Lavoisier aveva scoperto in Francia nel 1789, quando le teste dei dissidenti politici volavano come oggi volano gli aerei, ha delle ripercussioni che potrebbero decretare o meno la sopravvivenza del mondo.
Possiamo forse sperare che le riserve di petrolio non si esauriscano entro i prossimi quaranta anni, come suggeriscono alcune stime, soprattutto se i progressi tecnologici ci permetteranno di raggiungere giacimenti attualmente fuori portata, o se ce ne infischieremo delle conseguenze etiche e ambientali derivanti dallo sfruttamento di zone incontaminate come il polo o i fondali oceanici.
Ma un grave problema che non possiamo ignorare è quello dell’inquinamento e dei mutamenti climatici già in atto, tra cui il famigerato effetto serra. Questo, prima ancora che il rischio di esaurimento dei combustibili fossili, richiede una attenzione immediata rivolta al reperimento di fonti di energia alternative.

A questa già precaria situazione, va aggiunto l’assetto geopolitco ed economico mondiale che definire “instabile” è un eufemismo, soprattutto considerando le potenzialità distruttive di cui siamo in possesso oggi.
Queste premesse, anche se riportano l’attenzione a tristi e contingenti problemi su cui eviteri volentieri di riflettere, sono importanti per capire la portata e le implicazioni che hanno teorie e sperimentazioni nel campo della “free energy” o “energia punto zero” (ZPE), tanto da poter essere definite una auspicabile rivoluzione epocale.

Albert Einstein ha convalidato ed ampliato il principio di Lavoisier, equiparando la materia all’energia, grazie alla teoria della relatività. In “soldoni” questo significa che se immettessimo una quantità di corrente per far girare un motore elettrico, l’energia prodotta da quel motore non sarà mai superiore a quella immessa ma, in una conversione ideale, il motore potrà produrre al massimo una quantità di energia equivalente.

Il principio invece che motiva i ricercatori della free energy è che, estraendo energia dal vuoto quantistico che permea tutto l’universo, sia possibile realizzare delle fonti di energia non solo autosufficienti, ma anche in grado di produrre energia in eccesso da poter utilizzare.
Tecnicamente questa possibilità viene definita come COP>1 cioè un coefficiente di produttività maggiore di 1, che rappresenta la quantità di energia immessa.
Un generatore COP 2 ad esempio sarebbe in grado di fornire una quantità di energia in uscita, pari a quella che utilizza per auto alimentarsi.

Questi i dieci punti chiave sintetizzati da Stephen Kaplan, autore del libro “Miracle in the Void: The New Energy Revolution”, che riepilogano efficacemente cosa ci si aspetterebbe da un generatore di free energy:

1. E’ illimitata, inesauribile e non inquinante.
2. Non produce scorie, rifiuti o rumori di alcun tipo.
3. E’ la risorsa energetica definitiva per applicazioni locali, esterne o integrate.
4. Ogni applicazione può essere autosufficiente con una riserva energetica infinita.
5. Non ha costi se non quelli di costruzione iniziale.
6. E’ semplice da utilizzare ed economica.
7. Funziona continuamente o su richiesta con nessuna o poca manutenzione.
8. Permette una efficiente desalinizzazione dell’acqua di mare per l’agricoltura e altri usi a costi bassi.
9. Permette di abbattere costi di riscaldamento, aria condizionata e qualunque altro sistema classico che consuma grandi quantità di energia.
10. E’ adatta ad alimentare qualunque forma di trasporto.


Le implicazioni geopolitiche che queste “pile infinite” e non inquinanti avrebbero, sono evidenti. Gli sconvolgimenti sarebbero di portata tale che forse definirla una “rivoluzione epocale” rende a malapena l’idea.
Provate ad immaginare che tutto d’un tratto petrolio, energia atomica e qualunque altro tipo di fonte energetica inquinante diventi obsoleta, agli interessi economici connessi, a quale beneficio potrebbero trarne paesi ora sottosviluppati.
Basta soffermarsi un po’ a riflettere su questa possibilità e ad immaginare i possibili scenari, per capirne la portata.

La possibilità di realizzare una fonte di energia del genere è però considerata blasfemia dalla scienza tradizionale, perché in apparente contravvenzione con le leggi della termodinamica e della conservazione dell’energia.
Questo, nonostante in fisica quantistica sia stata misurata sperimentalmente l’esistenza del vuoto quantistico, per cui contravvenendo al principio di conservazione, un elettrone ed il suo compagno di antimateria - il positrone - possono emergere improvvisamente dal “nulla”, congiungersi e quindi svanire.

E così i ricercatori che seguono le orme dei pionieri della free energy (tra cui viene anche annoverato il famoso Nikola Tesla, inventore serbo considerato tra i più grandi ingegneri elettrici, oltre che scienziato interdisciplinare), approfondendo i temi dell’elettromagnetismo e della meccanica quantistica, si trovano a dover affrontare due grandi ostacoli: la scienza tradizionale e tutte le istituzioni economiche e politiche che trarrebbero vantaggio dal mantenere lo status quo.

Tra i più ferventi sostenitori della free energy possiamo collocare sicuramente il dottor Tom Bearden ( http://www.cheniere.org/ ), fisico nucleare e co-inventore del primo modello di MEG (Motionless Electromagnetic Generator) ( http://www.progettomeg.it/ ), un generatore di energia elettro magnetica che a detta di Bearden e colleghi raggiungerebbe COP>1.

Ma non è questo l’unico modello realizzato materialmente che pretende di concretizzare le teorie della free energy.

Tra i prototipi più promettenti c’è sicuramente quello chiamato “Orbo”, della azienda irlandese Steorn, che avrebbe addirittura dovuto tenere una dimostrazione pubblica e filmata presso il famoso Kinentica Museum di Londra nei primi di luglio. Purtroppo questa non è stata la data che ha segnato il cambiamento epocale perché la dimostrazione è fallita prima di cominciare per problemi tecnici non meglio definiti.
E’ proprio in questa data anzi, vista tutta l’aspettativa mondiale per questo evento, che i ricercatori della free energy hanno subito un duro colpo di credibilità e la Steorn in primis, che non ha ancora annunciato una nuova data per dimostrare il funzionamento della sua macchina a moto perpetuo.

Ma le invenzioni promettenti che asseriscono di estrarre energia dal vuoto, non si fermano al MEG e a ORBO.

E’ di qualche giorno fa la notizia che l’inventore M. DeGeus è stato trovato morto nella sua macchina, nel parcheggio dell’aeroporto da cui avrebbe preso un volo per incontrare importanti finanziatori europei per mettere in produzione e commercializzare la sua ricerca.
DeGeus a capo della AMDG Scientific (http://amdgscientific.com/) aveva realizzato delle piccole piastrine in cui gli atomi o le correnti di elettroni erano disposti in modo tale da produrre un costante amperaggio, anche se a basso voltaggio, di energia continua e reale. In pratica aveva realizzato un particolare tipo di batteria auto-alimentata.
Cospirazionismo? Non sarebbe certo il primo caso in cui un inventore che si accinge a stravolgere importanti dinamiche economiche viene tolto di mezzo.
Stan Meyer (http://waterpoweredcar.com/stanmeyer.html) sosteneva di aver realizzato una vettura in grado di viaggiare semplicemente ad acqua, grazie ad un particolare processo di elettrolisi, senza alcuna aggiunta di bombole di idrogeno o altri serbatoi. Meyer è stato avvelenato durante un pranzo al ristorante e tolto dalla circolazione senza tanti complimenti.

Tutte queste invenzioni, si basano sulla possibilità di estrarre efficacemente energia dal vuoto quantico, sfruttando particolari allineamenti di magneti e sincronizzazioni di impulsi elettro magnetici.
Una materia che merita sicuramente approfondimento, viste le possibilità a cui ci espone.

D'altra parte, senza l’umiltà di rimettersi ogni volta in discussione, anche sulle sue fondamenta, la scienza non sarebbe neanche degna di tale nome, soprattutto quando la situazione contingente non ci permette di andare tanto per il sottile, nell'escludere ogni possibilità di salvezza, per quanto remota.


Fonte: Massimiliano Mattei

 
 
 
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