Cardiospermum halicacabum CORTISONE NATURALE - Il mio mondo

Bookmark and Share
Instagram
Vai ai contenuti

Menu principale:

Cardiospermum halicacabum CORTISONE NATURALE

Articolo pubblicato il 16 marzo 2011

La pianta erbacea rampicante Cardiospermum halicacabum (chiamata in tedesco "Herzsamen", seme a cuore), appartiene alla famiglia delle Saponifere, piante tropicali molto diffuse in India, Sud America ed Africa. Il nome di questa famiglia deriva dai frutti che messi in acqua formano schiuma, perche' contengono una saponina del genere Sapindus. Per questo motivo vengono utilizzati da molto tempo nei paesi originari come noci o bacche di sapone per lavare. Questa famiglia comprende circa 1200 specie soprattutto piante legnose, alberi o arbusti. La polpa dei frutti a capsula, drupa o a forma di bacca e' di solito commestibile. Il Cardiospermum halicacabum ha fiori piccoli e bianchi. Il nome specifico del genere "Cardiospermum" deriva dall'aspetto dei semi grandi come un grano di pepe, di colore marrone scuro, con un cuore bianco, facilmente riconoscibile, la denominazione "halicacabum" proviene dal greco e significa "barile di sale".

Un eczema è per definizione una reazione dermica infiammatoria (dermatite) pruriginosa e non contagiosa. Il termine deriva dal greco gonfiarsi. La patologia ha una patogenesi a carattere immunitario-irritativo. (Fonte wikipedia).

GLi eczemi colpiscono almeno il 30% della popolazione e la maggior parte delle infiammazioni da eczema hanno una causa genetica o acquisita e vengono trattate solo topicamente, non essendoci altre cure efficaci. Di solito il medico curante consiglia di applicare delle creme cortisoniche per uso topico. Uno degli effetti del cortisone sull’organismo, potenzialmente dannoso per certi aspetti, è di deprimere il sistema immunitario; ciò spiegherebbe l’evidente correlazione tra uno stress elevato e numerose malattie (Fonte wikipedia). Per questo è fondamentale che il cortisone venga usato solo dopo il consiglio del medico e solo per periodi limitati nel tempo.

Quello che tutti non sanno è che esiste un modo naturale per ottenere effetti simili, il cardiospermum halicacabum.

Si è dimostrato che l’estratto della pianta ha un’azione antinfiammatoria, antiallergica e allieva il prurito; riduce i mediatori infiammatori cutanei, inibendo la liberazione di TNF-alfa e di ossido nitrico da parte di macrofagi e di cellule mononucleate umane dopo una stimolazione pro-infiammatoria. L’effetto, come detto,  è simile a quello cortisonico, però senza i potenziali effetti collaterali del cortisone.

Gli effetti cortisonici di questa pianta furono scoperti negli anni ’70 del secolo scorso dal dottor Schwabe, in Africa Centrale. Dopo averne studiato gli effetti e le modalità di impego, furono eseguiti 140 studi medici in diversi Paesi (Germania, Austria, Belgio, Spagna e Olanda). I trials coinvolsero 883 persone, di età comprese tra 1 e 91 anni, a cui si applicarono le due preparazioni più comuni a base di cariospermum halicacabum (una normale e una più grassa, contenente lanolina,per le pelli più sensibili). Dopo quattro settimane di studi, i pazienti che si erano sottoposti alla cura mostravano netti segnid i miglioramento e addirittura 4 su 5 erano guariti. Gli ottimi risultati non erano visibili solo a livello topico, ma anche i sintomi più acuti o cronici presentavano una evidente guarigione in più dell’80% dei casi. Gli eccellenti risultati hanno dato il via alla commercializzazione del preparato, con il nome di Halicar.

Le piante ci offrono molto spesso delle valide alternative per curare i sintomi più evidenti di lievi disturbi. E allora perchè non provarci, senza continuare ad avvelenare il nostro corpo (e il nostro Ambiente) con preparazioni di origine chimica?




APPROFONDIMENTO


Cardiospermum halicacabum per il trattamento delle dermatiti.

Danilo Carloni

Con il termine dermatite vengono descritte, genericamente, le malattie infiammatorie a carico della pelle, questo nostro grande organo di rivestimento.
La pelle ricopre interamente la superficie corporea (23); svolge il ruolo di protezione nei confronti dell'ambiente esterno, contribuisce al mantenimento dei valori della temperatura corporea, ha funzioni immunologiche, metaboliche e attraverso un’ importante e complessa rete di terminazioni nervose è in grado di percepire, come organo di senso, tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno. Nell'adulto la pelle raggiunge mediamente i 2 m² di superficie e il peso di tre-cinque chili. È sicuramente l'organo più esposto al rischio di traumi, infezioni, malattie ed è continuamente sollecitato e condizionato dall'esposizione alle radiazioni solari.(24)
Rappresenta anche una via di comunicazione privilegiata con la quale vengono esternati i vari stati d'animo : il colorito, l'arrossamento, la sudorazione, la secchezza o il prurito, possono essere considerati segnali con i quali esprimiamo le nostre emozioni. Non a caso dal punto di vista embriologico l'epidermide condivide con il sistema nervoso le proprie origini, derivando infatti entrambi dal foglietto ectodermico,  mentre derma e ipoderma derivano dal mesoderma.

È evidente che le alterazioni della struttura epidermica possano compromettere le importanti funzioni della pelle e dare luogo a tutta una serie di sintomi legati all’insorgenza del fenomeno infiammatorio:  il prurito, la formazione di vescicole e croste, le lesioni, l’ispessimento cutaneo sono segni tipici delle dermatiti o eczemi. Queste possono essere manifestazioni a carattere acuto, subacuto o cronico; per semplicità in questo lavoro le dermatiti vengono classificate in due grandi gruppi: le dermatiti atopiche e le dermatiti da contatto. L'incidenza delle dermatiti nei paesi industrializzati può raggiungere un terzo della popolazione; in particolare, se consideriamo le dermatiti atopiche, negli ultimi quarant'anni sono aumentate da tre a cinque volte; in età pediatrica possono affliggere dal cinque al venti per cento dei bambini residenti nei paesi industrializzati e di questo 20%, il 65% sviluppa sintomi entro il primo anno di vita
(National Institute of Health, USA).

Il prurito è un sintomo importante e aggravante e comune a tutte tre le fasi descritte; ben apprezzabile di giorno è tuttavia fortemente intensificato di notte complicando significativamente il rapporto con il sonno (durante il sonno predomina l'attività del sistema nervoso parasimpatico che determina una certa dilatazione vascolare, fatto questo che contribuisce all'intensificazione del sintomo pruriginoso); questo sintomo assieme a tutta la serie di segni tipici delle dermatiti, condiziona negativamente anche la vita sociale del soggetto, in particolare se bambino o adolescente; infatti coloro che soffrono di dermatite atopica presentano una riduzione dell’autostima,  un calo del rendimento scolastico, ansietà e stress, isolamento sociale e rinuncia alla pratica di attività sportive; ed è facilmente riscontrabile il coinvolgimento dei genitori, con ripercussioni negative sull’equilibrio della famiglia a causa dello stress e delle preoccupazioni; questo disagio è sicuramente complicato dal cronicizzarsi del fenomeno, dalla visibilità delle lesioni, dal prurito e ovviamente dal malessere del bambino/adolescente colpito dalla dermatite.

Occorre inoltre considerare attentamente l’influenza esercitata dai fattori ambientali, questi sono responsabili della maggior incidenza delle dermatiti atopiche nelle aree industrializzate. Cause intimamente connesse e fortemente aggravanti la condizione di atopia,  sono l’eccessiva emotività intrinseca del soggetto, l’insorgenza di uno stato ansioso e una situazione di stress.

La dermatite atopica può essere complicata dalla componente microbiologica : in ambito pediatrico, nel 90% dei casi, la pelle dei bambini affetti da questo problema è colonizzata dallo Staphylococcus aureus; le alterazioni strutturali della barriera cutanea aggravate dal grattamento, permettono al batterio di inserirsi sempre più intimamente, determinando quindi una condizione di infezione ed accentuando lo stato infiammatorio, un’ulteriore compromissione dell’omeostasi cutanea

La dermatite da contatto o eczema da contatto è una manifestazione infiammatoria determinata dal contatto con particolari sostanze irritanti; l'infiammazione provoca un arrossamento della zona colpita, la formazione di vescicole, di croste e contemporaneamente l'insorgenza di un prurito intenso.
È una patologia particolarmente frequente in ambito professionale, è infatti la seconda malattia dopo le ipoacusie (G.Campana 2011) .
Le dermatiti da contatto sono in genere suddivise in due gruppi principali: le dermatiti da contatto allergiche e le dermatiti da contatto irritative.
La causa principale delle dermatiti da contatto allergiche è la capacità di sensibilizzazione di un soggetto, provocata da una o più sostanze con cui è venuto a contatto ed è legata ad un meccanismo immuno- mediato da parte dei linfociti T: è una manifestazione infiammatoria definita cellulo - mediata di tipo quattro. Questo tipo di reazione di ipersensibilità, è legata a una predisposizione genetica; i linfociti T sensibilizzati dal contatto con alcune sostanze diventano responsabili del danno cellulare e dei tessuti(1). Le lesioni cutanee non compaiono subito dopo il primo contatto, ma in genere dopo alcuni giorni,
quando si è ormai prodotta una sensibilizzazione alla sostanza responsabile, per questa ragione queste reazioni infiammatorie sono anche definite di tipo ritardato.
Nelle dermatiti da contatto irritative, l'infiammazione e tutta la serie di sintomi correlati, sono invece provocati dal contatto con sostanze irritanti, ad esempio acidi o  alcali, che sono in grado di provocare direttamente l'infiammazione e la lesione. In questo caso sarà doveroso, prima di qualsiasi terapia, allontanare l'elemento  irritativo dall'ambiente e adottare le misure di protezione necessarie .

La terapia farmacologica classica normalmente improntata per contrastare il quadro clinico delle dermatiti, fa in genere riferimento a farmaci di tipo cortisonico o antistaminico, sia per uso topico che generale; questo tipo di approccio è quasi sempre efficace, ma non privo di manifestazioni collaterali; inoltre, il problema delle dermatiti, per il suo carattere recidivante, richiede periodi di cura prolungati, per cui la prescrizione a lungo termine di farmaci come i cortisonici deve essere attentamente valutata;  non si deve pensare poi che limitandosi alla sola applicazione locale del farmaco questi non sia in grado di provocare le stesse manifestazioni collaterali rilevate a seguito della terapia sistemica: in certe forme di dermatite atopica , le zone di applicazione cutanee sono così estese che l’assorbimento dei principi attivi può comunque essere tale da indurre importanti effetti sistemici e ancor più facilmente e pericolosamente se ci muoviamo in ambito pediatrico. Per questa ragione mi sembra doveroso valutare la possibilità di impiego di un rimedio di origine
naturale che possa permettere di affrontare il problema delle dermatiti in modo efficace, sicuro e per periodi di tempo prolungati.
A tal proposito la fitoterapia può rivestire un ruolo di primaria importanza grazie ad alcune piante medicinali come Cardiospermum halicacabum, che vanta una storia millenaria e un ampio credito nella medicina tradizionale popolare e ora in quella moderna, nel controllo della problematica infiammatoria e lesionale della cute .

Cardiospermum halicacabum
E’ una pianta tropicale di grandissima diffusione in India, ma conosciuta e coltivata anche in numerose altre zone tropicali del mondo, la si ritrova infatti in Africa e Sudamerica, ma è molto apprezzata anche dalla medicina popolare degli Stati Uniti d'America . Cardiospermum halicacabum è una pianta rampicante che può vivere fino a 1500 metri sul livello del mare, appartiene alla famiglia delle Sapindaceae  (Saponarie),così dette per la proprietà di provocare schiuma quando mescolate con acqua in quanto contenenti saponine.
La conoscenza di questa particolare pianta da parte del mondo occidentale avvenne attorno agli anni 50, quando il dottor Wilmar Schwabe la raccolse nell'allora Congo belga; Cardiospermum halicacabum era impiegata dalla medicina indigena per vari scopi medicinali, il decotto delle foglie era molto apprezzato come antireumatico,(18) ma anche per trattare vari disturbi a carico delle vie respiratorie.
In India la medicina Ayurvedica utilizza questa pianta come emmenagogo e ossitocico, impiega il decotto delle radici come diuretico, diaforetico e lassativo.
In lingua Tamil è conosciuta con il nome di "Modakathon”, nome complesso formato dai termini “modaku” e thon , che significano rispettivamente dolore invalidante e rimedio(4) ;  nel Nordamerica Cardiospermum Halicacabum è indicata con il termine "balloon vine” cioè pallone rampicante, in allusione al fatto che la pianta è una rampicante e produce capsule globose simili a piccoli palloni.
Dal punto di vista botanico  è una erbacea rampicante a crescita rapida, produce foglie di colore verde chiaro, composte, imparipennate con foglioline a forma acuminata e a margine irregolare; i suoi fiori, bianchi, a 5-7 petali, sono di piccole dimensioni e collocati al vertice di un lungo scapo; il frutto è racchiuso in una capsula globosa, di colore verde come le foglie e i rami, e divisa in tre loculi ognuno dei quali contenente un seme grande all’incirca come un grano di pepe, di colore nero e con una caratteristica macchia bianca cuoriforme.(5)
Le caratteristiche morfologiche della pianta sono state il presupposto per la denominazione scientifica: cardiospermo significa seme a forma di cuore: dal greco “cardias” cioè cuore e “spermum” cioè seme, mentre halicacabum, , significa contenitore per il sale ( halos=sale, cacabum=contenitore).
I principali costituenti attivi della pianta sono estratti dalle parti aeree fiorite ; sono rappresentati da un cospicuo gruppo di saponine come triterpeni glicosidici (6); tannini di tipo idrolizzabile;(7) tracce di alcaloidi; quebrachitolo, un particolare alcool con struttura di base riconducibile a quella dell’inositolo ; diversi flavonoidi  fra cui apigenina e luteolina ; triterpeni pentaciclici  come glutinone, -amirenone, -amirina (14), e principalmente steroli vegetali come -sitosterina, campestrina, stigmasterina.(8,9,10,11,12,13)
Dai semi si estrae un olio (33%),  contenente significative quantità di cianolipidi (13-55%), questi rari composti sono distinti in quattro gruppi diversi ma tutti formati da una struttura base di acidi grassi a catena lunga esterificati con un gruppo isoprenoide idrossi o diidrossi-nitrile.(10)
Le preparazioni farmaceutiche maggiormente utilizzate dalla fitoterapia moderna fanno riferimento solo ai componenti delle parti aeree verdi e in fiore e non dai semi.

Grazie alla particolare formulazione del suo fitocomplesso, Cardiospermum halicacabum (C.H.) è sempre stata apprezzata dalla medicina popolare,  per le sue proprietà antalgiche e antinfiammatorie; queste indicazioni terapeutiche hanno suscitato un vivo interesse nel mondo scientifico e sono state oggi valutate e confermate da vari studi condotti sia in vitro che in vivo. Dai primi lavori realizzati è emerso che l’estratto alcolico delle parti aeree, produce effetti sedativi e antidolorifici;  somministrato per via intraperitoneale nel topo, ha manifestato un marcato effetto depressivo del sistema nervoso centrale(5); sempre nel ratto un’applicazione analoga ha dimostrato un’azione analgesica nel test di irradiazione del calore.
Le proprietà antalgiche e antiflogistiche di C.H. sono state confermate anche nel test “del granuloma pouch”condotto sul ratto; ha dimostrato un’azione paragonabile a quella del fenilbutazone  (15) e lo stesso risultato è stato apprezzato nel test dell’edema indotto da carragenina.(16)
Un interessante lavoro condotto da Sadique e collaboratori , ha confrontato gli effetti del Cardiospermum halicacabum  rispetto all’idrocortisone, nel controllo della flogosi indotta artificialmente negli animali da esperimento: anche in questo caso la pianta ha evidenziato una marcata  attività antinfiammatoria, seppur inferiore a quella del farmaco, ma con un meccanismo analogo a quello dello steroide; va rilevato che sono stati apprezzati effetti inibitori sull’attività
degli enzimi della flogosi ( fosfolipasi A2 e gamma-glutamil-transpeptidasi ) e sulla concentrazione dei perossidi lipidici, normalmente elevata durante un processo flogistico, in questo particolare caso grazie  anche all’azione antiossidante della pianta.
Questi primi studi già evidenziano che il fitocomplesso del Cardiospermum sia effettivamente in grado di modulare lo stato flogistico, sia in generale che a livello cutaneo: in effetti la pianta vanta un corredo fitochimico caratterizzato da significative quantità di fitosteroli , sostanze a struttura simil-steroidea , molto affini  alla componente lipidica dello strato epidermico (prevalentemente formato da ceramici e colesterolo) e anche per questa ragione giustamente considerati degli omeostatici di membrana; questi particolari fitosteroli, dotati di marcato effetto antiflogistico, agiscono a livello cutaneo come eccellenti antiageing e antiossidanti, ma anche con azione seboregolatrice e idratante (17).
La pianta contiene una buona quantità di saponine triterpeniche i cui effetti a livello locale non sono stati ancora ben definiti, tuttavia questa categoria di sostanze ha già dimostrato un’importante attività contro l’infiammazione, significativo è l’esempio dei saponosidi della liquirizia.(19) Altri costituenti di Cardiospermum halicacabum sono i tannini, le cui proprietà, se applicati localmente, permettono di realizzare effetti astringenti, modulando la permeabilità di membrana, antimicrobici, emostatici, di controllo del prurito (18) e sono in grado di manifestare un’azione inibitrice verso l’enzima jaluronidasi , enzima pro-flogogeno e favorente la liberazione di istamina (20). Anche la componente dei flavonoidi ( in prevalenza apigenina e luteolina) è ovviamente sinergica
all’azione antinfiammatoria dei precedenti, basti ricordare l’effetto capillarotropo, antiossidante, e antiproteasico (es. antijaluronidasi) di questi polifenoli.
Questi primi studi sulle caratteristiche fitochimiche della pianta e le prime sperimentazioni costituiscono la base sulla quale si sono sviluppate le più recenti ricerche . Nel Journal of Ethnopharmacology (2009) è stato pubblicato un lavoro (Sheeba, Asha) attraverso il quale sono stati verificati i meccanismi legati all’azione antiflogistica e analgesica di Cardiospermum halicacabum . Lo studio è stato condotto su cellule RAW264.7 della linea cellulare macrofagica di topo, utilizzando un estratto etanolico di Cardiospermum halicacabum. In prima analisi è stata verificata l’eventuale tossicità degli estratti nei confronti della vitalità della coltura cellulare : dopo 48 ore di co-incubazione, non sono stati apprezzati effetti di tossicità anche a dosi crescenti dell’estratto.(22)
La seconda parte dell’esperimento è stata caratterizzata dall’attivazione con LPS della linea cellulare dei macrofagi di topo, ( LPS: lipopolisaccaride, endotossina prodotta dai batteri durante l’aggressione cellulare e responsabile dell’attivazione della risposta immunologia ). I macrofagi sono noti per svolgere un ruolo importante nel sistema di difesa immunitaria innata contro gli agenti patogeni e cellule tumorali e rappresentano una delle principali fonti cellulari di produzione di sostanze flogogene per esposizione a stimoli differenti (Lee et al., 1992). In questo studio sono state valutate le concentrazioni di citochine pro -flogogene come il TNFα , delle isoforme degli enzimi ciclossigenasi COX-2 e COX-1, della produzione di NO (monossido di azoto) ;  queste, a seguito dell’attivazione dei macrofagi, sono risultate incrementate rispetto al gruppo di controllo del 40,2% per il TNFα , di ben otto volte per le COX-2 , infine del doppio per il NO.
L’inserimento nella coltura cellulare degli estratti di Cardiospermum halicacabum ha prodotto, con effetto dose dipendente, un calo significativo dell’espressione delle COX-2, del TNFα , dell’iNOS, a conferma dell’attività antinfiammatoria della pianta. Va rilevato che nei confronti delle COX-2  l’effetto inibitorio è stato, alla dose di 200μg/ml , addirittura paragonabile a quello dell’Indometacina, questa attività di inibizione è risultata analoga sia nei confronti del TNFα che dell’enzima responsabile della produzione di NO. L'ossido nitrico (NO),  potente radicale libero , viene sintetizzato da una sintasi detta dell'ossido nitrico (iNOS) , media diverse funzioni, tra cui la vasodilatazione, la neurotrasmissione, l’inibizione dell'aggregazione piastrinica, alcune risposte immunitarie, e l’infiammazione (Lowenstein e Snyder, 1992; Xie et al, 1992), inoltre, recenti studi hanno dimostrato una significativa produzione di NO da parte di macrofagi murini se stimolati con lipopolisaccaride (LPS) e da alcune citochine proinfiammatorie (Asai et al., 1996). ; l’inibizione esercitata da Cardiospermum halicacabum nei confronti del NO oltre a confermare l’attività antinfiammatoria , conferirebbe a questa pianta anche un importante effetto antiossidante. Nel corso di questo studio sono stati valutati anche gli effetti, nei confronti dell’attività del fattore trascrizionale NF-kβ ( nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells ) ; questi gioca un ruolo di primaria importanza nella regolazione della risposta immunitaria alle infezioni : il
fattore NF-kβ è presente nelle cellule in forma inattiva; ma a seguito dell’interazione fra specifici recettori di membrana e stimoli stressogeni extracellulari di varia natura , viene liberato dalla proteina cui è legato e conseguentemente attivato:  l’ attivazione  de l N F-kβ  determina  la  produzione delle citochine pro-infiammatorie. Cardiospermum halicacabum ha dimostrato di poter inibire fino all’87% l’attivazione del fattore NF-kβ, in cellule Jurkat T, e per questa ragione essere considerata come una pianta ad azione cortison-simile.
Il test di Sheeba e Asha ha in parte chiarito il meccanismo con il quale questo fitocomplesso riesca a svolgere i già noti effetti analgesici e antiflogistici; ma durante lo studio è emerso anche un altro dato molto interessante, che confermerebbe la grande sicurezza d’impiego di questa pianta: infatti contestualmente alla valutazione delle concentrazioni di  TNFα, COX-2, iNOS e NF-kβ, sono stati misurati anche i livelli delle COX-1,che sono normalmente inibite dall’attività dei più noti antinfiammatori, con gravi conseguenze sulla stabilità delle mucose del digerente, sulla funzionalità renale, sull’attività delle piastrine; questi livelli, dopo l’introduzione nella coltura cellulare di Cardiospermum halicacabum, non hanno subito alcun calo e si sono mantenuti al livello di quelli del gruppo di controllo .

Il lavoro di Sheeba e collaboratori è stato ripreso un anno dopo da un altro gruppo di ricerca: P.Pratheeshkumar e coll.(2010). hanno infatti dimostrato come la pianta del Cardiospermum sia in grado di contrastare gli effetti immunosoppressivi, lo stress ossidativo e l’incremento dei livelli di citochine pro-flogogene, indotti dalla somministrazione di Ciclofosfammide, in vivo, nel topo, confermando il  meccanismo d’azione già ipotizzato e legato alla modulazione dell’espressione , nei macrofagi attivati dallo stimolo indotto da LPS , di iNOS , di COX-2 e di TNFα.( 21). TNF-α è una citochina proinfiammatoria espressa da parte dei macrofagi, è un mediatore fondamentale in patologie, quali l’artrite reumatoide, la malattia infiammatoria intestinale, la sclerosi multipla (Dinarello, 2000). Il livelloTNF-α è risultato drasticamente elevato dopo il trattamento con CTX , ed  è stato significativamente ridotto dalla somministrazione dell'estratto di C. halicacabum.

In effetti la Ciclofosfammide , farmaco citotossico alchilante dotato di ampio spettro di attività verso un gran numero di tumori, è uno dei farmaci più utilizzati per il trattamento delle leucemie acute e croniche, mieloma multiplo, linfomi e artrite reumatoide ( Passo et al, 2005). Tuttavia l’impiego di questo farmaco è spesso ostacolato a causa dei molteplici effetti avversi legati alla sua tossicità : nausea, vomito, alopecia, ulcerazioni delle mucose, fibrosi polmonare, soppressione dell’emopoiesi, nefrotossicità, cardiotossicità, immunosoppressione, tossicità epatica (Morandi et al. 2005; Papaldo et al. 2005; Schwartz et al. 2005; Amudha et al. 2007).
Il test condotto da P.Pratheeshkumar e coll. ha valutato come la co-somministrazione di Ciclofosfammide e C. Halicacabum per via intraperitoneale nell’animale da esperimento, per 10 giorni,  abbia determinato una significativa diminuzione di molti degli effetti collaterali del farmaco chemioterapico.(21)
Dapprima C. Halicacabum ha aumentato la conta leucocitaria totale, la cellularità del midollo osseo e di cellule alfa-esterasi positive, il peso degli organi milza e timo, rispetto a quanto rilevato nel gruppo di topi trattato con sola Ciclofosfammide. Ma ciò che interessa maggiormente in questo lavoro è che l’azione antiflogistica della pianta è apparsa subito evidente e legata a vari meccanismi , fra cui quello antiossidante e quello regolatore l’espressione di geni che codificano gli enzimi iNOS e COX-2. Nei confronti di questi Cardiospermum halicacabum ha confermato le proprietà già emerse nello studio precedente. E’ doveroso invece evidenziare che l’azione antiossidante della pianta sia emersa a vari livelli, sia nei confronti delle concentrazioni del Glutatione che dei Perossidi lipidici i cui valori sono stati fortemente condizionati dal trattamento con CTX.
Il test ha infatti evidenziato che la tossicità di CTX (ciclofasfammide), abbia ridotto in modo significativo , il livello di Glutatione (GSH). Il co-trattamento degli animali da esperimento, con l'estratto metabolico di Cardiospermum halicacabum ha invece aumentato la produzione di GSH sia a livello intestinale che epatico, contrastando gli effetti inibitori di CTX. Il sistema antiossidante del glutatione svolge un ruolo fondamentale nel controllo  dei radicali liberi reattivi e delle altre specie ossidanti (Meister e Andersen 1983). GSH svolge un ruolo fondamentale nella protezione delle cellule contro lo stress ossidativo ed è un cofattore essenziale per gli enzimi antiossidanti che prendono parte alle reazioni di ossido riduzione  cellulari. La sua elevata capacità di essere un elettron-donatore (gruppo sulfidrilico) conferisce al GSH un grande potere riducente (Dickinson, 2002).
La pianta ha poi determinato un netto miglioramento della funzionalità epatica , compromessa dalla somministrazione di CTX che si è resa responsabile anche dell’incremento dello stress ossidativo cellulare  e quindi dell’aumentata produzione di Perossidi lipidici ; C.H. oltre all’aumento delle concentrazioni di GSH ha determinato la diminuzione dei livelli dei Perossidi lipidici sia nel fegato che nel siero.

Questi interessanti esperimenti permettono di considerare questa pianta dotata di importanti effetti di controllo della cascata di reazioni dell’infiammazione accompagnati e supportati da una considerevole azione antiossidante. Confermano inoltre la potenziale selettività d’azione verso le ciclossigenasi di tipo 2, rispettando i livelli delle ciclossigenasi di tipo 1 , citoprotettive. La ricerca condotta in laboratorio ha trovato giustificazione anche nella sperimentazione sull’uomo. Le proprietà di Cardiospermum halicacabum sono state valutate in uno studio multicentrico di tipo osservazionale, condotto per quattro settimane su 833 pazienti provenienti da 140 centri in Germania, Spagna e Olanda e affetti da varie forme di dermatite.(Niedner, Toonstra)
Gli estratti della pianta sono stati utilizzati per uso topico su pazienti affetti da dermatite endogena per il 28,8% , da dermatite allergica per il 23% , da dermatite seborroica per il 18,7%; la malattia presentava uno stato acuto o subacuto nel 42,5% dei casi mentre nei restanti veniva evidenziato uno stato cronico o cronico recidivante .
E’ stata utilizzata una crema , al 10% di Tintura Madre realizzata secondo HAB Tedesca e veniva applicata 3 volte al giorno.
Al termine di questo studio sono stati valutati sia la remissione che il miglioramento dei sintomi tipici delle varie dermatiti, con un risultato di successo in media pari all’80% ; molto interessante è il dato relativo al trattamento delle lichenizzazioni (identificative di cronicizzazione) con un successo terapeutico pari al 72%. Parallelamente al miglioramento dei sintomi oggettivi sono diminuiti anche la sensazione di malessere generalizzato, la sensazione di pelle secca, bruciore e difficoltà nel riposo notturno. Ottimo è il risultato relativo alla tollerabilità del preparato, confermato nel 90% dei casi dal medico curante e dai pazienti nell’87,7% ; sono state riscontrate reazioni non desiderate e valutate di media- leggera intensità, solo nel 3,1% dei pazienti e solo in 8 casi (1% del totale)  veniva sospeso il trattamento.
Un ulteriore piccolo studio, ma sempre condotto sull’uomo, ha evidenziato come l’applicazione topica di un estratto di Cardiospermum halicacabum sia stata efficace nel controllo d un sintomo quasi sempre presente e fortemente condizionante lo stato generale del soggetto affetto da dermatite: il prurito. Lo studio Wiesenauer ha coinvolto 24 soggetti affetti da dermatiti pruriginose che sono stati sottoposti al trattamento locale per un periodo di 20 giorni con una crema al 10% di TM della pianta. Al termine del test sono stati considerati sia i sintomi oggettivi come eritema , edema e papule, che soggettivi, in particolare prurito e poi ipersensibilità al dolore e sensazione di calore ; il trattamento  è stato efficace nel 79% dei pazienti dove ha determinato o un significativo miglioramento o una completa remissione di tutti i sintomi. Già dopo 2-3 giorni di applicazione dell’estratto , la crema era applicata 3 volte al dì, è stato osservato un macroscopico effetto antinfiammatorio. Durante lo studio non sono comparsi effetti avversi significativi.
La raccolta di questi dati porta a considerare Cardiospermum halicacabum come una pianta dotata di una interessante potenzialità d’azione nei confronti di molte forme infiammatorie a carico della cute; la particolare sicurezza di impiego ne suggerisce l’indicazione in molte forme di dermatite sia in ambito pediatrico che nell’adulto e così pure nell’anziano. La pianta trova indicazione nelle dermatiti atopiche, in quelle da contatto, nelle xeratosi, nelle lichenizzazioni, dove grazie all’attività antiflogistica e dermofila dei suoi costituenti, riesce a ripristinare l’omeostasi cutanea attenuando al contempo sintomi importanti come il prurito. Può essere utile per il trattamento anche di dermatiti seborroiche , la “crosta lattea del bambino”, dei sempre più ricorrenti “eritemi solari”nei confronti dei quali mima l’attività dei cortisonici senza tuttavia presentare fenomeni di fotosensibilizzazione.
I dati sulla sicurezza di impiego, allo stato attuale delle ricerche,  candidano gli estratti di Cardiospermum halicacabum come uno fra i trattamenti antiflogistici topici di scelta anche nelle forme più gravi e recidivanti; l’azione selettiva della pianta verso i mediatori dell’infiammazione, porrebbe l’utilizzatore finale al riparo dalle conseguenze legate ad effetti sistemici potenzialmente conseguenti ad un uso esteso e prolungato del preparato .






Fonte:
www.lapelle.it
www.ecogreentips.org
www.smbitalia.org

 
Torna ai contenuti | Torna al menu