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Articolo pubblicato il 30 marzo 2011
Coltivare verdure, fiori, alberi partendo da seme è una delle cose migliori ma scegliere le varietà da coltivare può essere un pochino complicato. Quali semi sono migliori? I semi che il vicino coltiva da anni, i semi ibridi di cui parla la pubblicità, i semi regalati dal mio amico che ha l’orto in Olanda? E gli OGM o i nuovi MAS?
Questi termini non sono di immediata comprensione ed inoltre toccano argomenti molto complessi e dibattuti. Armiamoci di pazienza e cerchiamo di capirci qualcosa.
Le piante, come gli animali, per riprodursi devono fare in modo che il seme maschile entri in contatto con un ovulo femminile. Gli organi riproduttivi delle piante risiedono nei fiori ed il processo per cui il polline (seme maschile) viene trasportato verso gli ovuli è chiamato impollinazione.
Impollinazione aperta
Quando l’impollinazione avviene utilizzando mezzi naturali, come insetti, vento, uccelli, acqua, mammiferi, ecc., si parla di impollinazione aperta. Nel corso dei millenni l’uomo ha selezionato nuove cultivar scegliendo le piante ed i frutti con le caratteristiche migliori e conservandone i semi per la riproduzione. E così oggi coltiviamo piante molto diverse da quelle originarie e possiamo avere frutti ben più grandi e dolci di quelli selvatici, verdure più tenere e meno amare, tuberi più grossi, raccolti più abbondanti, piante più resistenti ad esmepio alla siccità e al vento.
Per mantenere la varietà pura e conservare i caratteri che interessano si possono isolare fisicamente le piante per essere sicuri che queste si incroceranno solo con piante della stessa varietà. I semi di queste piante produrranno piante dalle caratteristiche uguali a quelle dei genitori, a meno della normale variabilità.
Questo processo di selezione continua ad essere utilizzato da chiunque si autoproduca i semi per il proprio orto. Quando scegli le piante ed i frutti migliori selezioni una cultivar impercettibilmente diversa dalla precedente ma sempre più adatta alle particolari condizioni del tuo orto.
Impollinazione artificiale e ibridi
Quando l’uomo ha compreso il meccanismo dell’impollinazione ha iniziato a sfruttarlo in maniera più scientifica per ottenere nuove varietà. Con l’impollinazione manuale e controllata si incrociano varietà diverse per avere discendenti con le caratteristiche migliori di ciascun genitore. Questo tipo di incrocio viene chiamato ibrido. Ad esempio si può incrociare un pianta di pomodori con frutti molto grossi (varietà A) con un altra resistente alla peronospora (varietà B) per ottenere una pianta con frutti grossi e resistente alla peronospora (varietà ibrida AB).
In realtà tutte le piante esistenti sono frutto di ibridazioni avvenute spontaneamente. Questi ibridi naturali però vengono sottoposti al processo di selezione naturale per cui se non sono adatti alla sopravvivenza non riescono a riprodursi e si estinguono. Se ad esempio nasce un peperone precoce che germina quando le temperature sono ancora troppo basse, questo non avrà speranze di sopravvivere. Con il tempo i caratteri si stabilizzano e rimangono solo gli incroci più adatti alle condizioni ambientali in cui l’ibrido si è sviluppato. Questo processo ha permesso di coltivare le patate in Germania e in Africa, le viti sul mare e in montagna, ecc …
Le sementi ibride vendute sono prodotte da ditte specializzate che selezionano alcuni caratteri che però non sono stabilizzati. Ogni anno vengono prodotti semi di nuove varietà ibride anche chiamate ibridi F1 (ibrido di prima generazione) o ibridi F2 (ibrido di seconda generazione). Ma cosa succede se si prova ad usare i semi prodotti dagli ibridi F1? Poiché non sono varietà sottoposte a selezione e quindi non sono stabilizzate, i semi di queste piante produrranno piante che hanno caratteristiche molto variabili. Ad esempio i semi del pomodoro AB dell’esempio precedente produrranno piante con grossezza dei frutti e resistenza alla peronospora variabile tra quelli della varietà A e della varietà B, con tutte le sfumature intermedie. In pratica i risultati sono imprevedibili e per produrre i semi ibridi AB bisogna partire sempre dalle varietà A e B ed incrociarle manualmente in ambienti protetti. Perciò ogni anno si devono comprare i semi dalle ditte produttrici.
Organismi Geneticamente Modificati (OGM)
Quando la tecnologia lo ha permesso l’uomo ha iniziato a mettere le mani direttamente sui geni producendo gli OGM cioè piante (e animali, batteri, …) i cui geni sono stati modificati in laboratorio usando tecniche di ingegneria genetica molto sofisticate. Con queste tecniche si possono introdurre geni completamente estranei, sorpassando i limiti esistiti finora tra le specie ed i regni della natura. E’ stato creato un mais a cui sono stati aggiunti i geni del Bacillus Thuringiensis (un batterio utilizzato come pesticida), un riso che riesce a produrre betacarotene con un gene della giunchiglia, una colza che resiste ai pesticidi, …
Durante il processo di modificazione vengono inseriti dei geni “utili” a chi produce gli OGM. Ad esempio il gene che dà la fosforescenza per renderlo facilmente riconoscibile tra gli altri oppure il gene che produce alcuni antibiotici per facilitare la riproduzione in laboratorio. Inoltre le piante prodotte con queste tecniche sono brevettate cioè possono essere prodotte solo da chi ne detiene il brevetto. In pratica è vietato riutilizzare i semi, devo comprarli sempre dal produttore. [approfondisci argomento>>]
Marker-Assisted Selection (MAS)
Recentemente è stata messa a punto un’altra tecnica, chiamata MAS, che, pur essendo molto sofisticata, contrariamente agli OGM rispetta la barriera tra le specie. L’uomo per creare nuove varietà può solo sperare nel caso perché non è in grado di creare variabilità. Possiamo coltivare per generazioni lo stesso pomodoro senza variazioni apprezzabili ma ad un tratto si può manifestare un carattere diverso: più scuro, più grande, più dolce. Se ci piace lo selezioniamo. Logicamente più piante coltiviamo più sono probabili le variazioni casuali. Il nostro compito finora è stato quello di osservare le piante, selezionare quelle con le caratteristiche desiderate, incrociarle e sperare che la discendenza abbia le stesse caratteristiche. Questo processo è lento perché bisogna attendere la variazione spontanea. Inoltre non tutte le caratteristiche sono visibili immediatamente, ad esempio potrei non notare che quella pianta è resistente ad un insetto se quell’anno l’insetto non è presente. Il MAS riesce ad ottenere delle nuove varietà marcando i geni di interesse e tracciandone la presenza nella discendenza. Quindi si accelera l’ibridazione e la creazione di nuove varietà. Un aspetto sicuramente positivo è che le piante ottenute con questo metodo non possono essere brevettate. Almeno per ora. [approfondisci argomento>>]
Fonti:
www.unpugnoditerra.com