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Articolo pubblicato il 19 marzo 2011
Prodotti di uso comune che “nascondono” derivati animali
In particolar modo i derivati dal maiale sono onnipresenti. Il bisogno di chiarezza è molto sentito da chi per motivi etici, di salute o di religione desidera escluderli
Il vegetarianesimo è una scelta alimentare sempre più diffusa. Non mangiare carne e pesce (o escludere anche uova, latte e latticini come prevede il veganesimo) potrebbe, però, non assicurare affatto di escludere completamente l’utilizzo di derivati animali. Anche le persone che estendono la loro attenzione ai componenti di ciò che comprano alla sfera dell’abbigliamento e dei cosmetici, potrebbero farsi sfuggire qualcosa. Il problema è particolarmente sentito anche da chi, per motivi religiosi, non può consumare un determinato tipo di carne.
Proprio la carne suina e i sui derivati, banditi dalla religione ebraica e musulmana, sono particolarmente utilizzati in moltissimi prodotti del genere più disparato. La gelatina di maiale, per esempio, sembra essere diffusissima: la si può trovare nella birra, vini, succhi di frutta, dolci, farmaci, dentifrici, candele e molto altro.
L’olandese Christien Meindertsma (designer, artista e giornalista) è autrice del libro “Pig 05049"
PIG 05049 from Christien Meindertsma on Vimeo.
(qui sopra si può vedere un video in cui l’autrice sfoglia il volume: in ogni pagina c’è la foto di un prodotto, dalla birra al tiramisù preconfezionato, dalle pallottole alla carta. Ogni capitolo illustra i prodotti a seconda della parte del maiale utilizzata: ossa, pelle, carne, organi interni, sangue, grasso… è proprio vero che “del maiale non si butta via niente”). Il volume fotografico è il frutto di una ricerca durata tre anni, il “maiale 05049” viene dissezionato e la Meindertsma indaga su ogni singola parte, scoprendo dove va a finire: dalla parte più evidente che diventa mortadella a quella molto meno prevedibile che diventa un chewing gum. L’autrice sostiene e dimostra che dall’inizio della giornata, quando ci si sveglia e si usano il sapone ed il dentifricio, shampoo, creme per il viso, lozioni per il corpo, con grande probabilità si utilizzano prodotti con derivati dal maiale. Poi a colazione, nelle fette biscottate, nel burro low-fat, nei biscotti: di nuovo la possibilità di incontrare derivati dal maiale. Cosa che continua uscendo di casa, perfino mettendo i piedi al suolo: alcuni tipi di cemento contengono estratti dalle ossa del maiale. Nella vernice, nella colla, nella birra, nelle sigarette, nel collagene, valvole cardiache.
Insomma, la ricercatrice olandese ha trovato tracce di maiale pressoché ovunque e le ha documentate con minuzia nel suo libro.
Personal Report cita l’indagine della Meindertsma, sottolineando un concetto fondamentale: la maggior parte delle volte non sappiamo assolutamente cosa contiene ciò che mangiamo e di cosa sono fatti gli oggetti che utilizziamo:
Dopo che ho letto PIG 05049 fare la spesa è diventato molto più complicato. Perché evitare di mangiare la carne è facile, la vedi, la guardi, dici di no e prendi pomodori e cetrioli. Ma i prodotti animali (no, non il latte e le uova, ma gli scarti della macellazione) si infilano ovunque. Esempio banale? Lo strutto. Esempio meno banale? I pennelli. E non solo al supermercato. Christien Meindertsma, designer e artista olandese, ha passato tre anni a inseguire e a fotografare tutti gli oggetti che contengono o che vengono creati a partire da pezzi di un singolo maiale. 185 prodotti diversi, divisi per categorie di provenienza (pelle, carne, grasso, sangue, etc…) riprodotti sul libro in scala 1:1. E, dai proiettili alle maschere di bellezza, dal burro low-fat alla vernice, dai pastelli alla copertina stessa del volume, la lista dei cose fatte o contenenti parti del suino è incredibile. Quando chiedono a Christien quale sia l’idea dietro al libro lei risponde sempre che non è uno strano e perverso amore per i maiali ad averla guidata ma piuttosto la voglia di dimostrare che non sappiamo niente di come e di che cosa siano fatti gli oggetti che usiamo tutti i giorni e che se ci vogliamo prendere cura veramente delle risorse – naturali e umane – dietro ad essi dobbiamo sapere di più, molto di più delle loro storie.?Sfogliare le quasi duecento pagine del libro è un’esperienza strana, a cavallo tra la follia tassonomica e la rassicurante sensazione nel vedere che – davvero – non buttiamo via niente.
Christien Meindertsma è stata spinta, quindi, da un interesse scientifico e pragmatico.
La vera bestia riprende un’articolo dal sito francese al-har.fr dal titolo esplicito “Maiale dappertutto, perfino nei filtri delle sigarette”. Il sito francese prende spunto da un articolo del Daily Mail.
Scrive il Daily che nei mattatoi inglesi tutto ciò che è scarto deve finire in inceneritore e ciò ha dei costi. Quindi si cerca di eliminare il meno possibile: ogni parte del maiale viene in qualche modo riutilizzata. Per il mercato britannico vengono fatti degli esempi concreti di prodotti contenenti derivati del maiale, per esempio la tortilla (una specie di pane al mais di origine sudamericana) della catena Tesco. Tra gli utilizzi più strani, l’articolo riporta quello delle sezioni di pelle suina venduti ai tatuatori che li utilizzano per fare pratica. L’articolo del Daily Mail sottolinea quanto i derivati del maiale siano utili in campo medico e si chiude con una considerazione abbastanza netta e pessimista: con l’industria moderna è pressoché impossibile evitare completamente il maiale. Pessima notizia per vegetariani, musulmani ed ebraici Kasher.
Non solo le caramelle contengono gelatina del maiale, ma anche birra, vino e succhi di frutta. Alcuni gelati, panna, yogurt e burro contengono anche gelatina, così come alcuni alimenti per animali domestici. Più sorprendentemente, una serie di farmaci contengono anche la gelatina di maiale, come antidolorifici. Molti prodotti per la cura personale e di bellezza sono anche a base di carne di maiale. Gli acidi grassi estratti dalle ossa di suini sono utilizzati in shampoo e balsami per i capelli per dare loro lucentezza. Questi acidi si possono trovare anche in una serie di lozioni per il corpo, fondotinta e creme anti-rughe. Il grasso di maiale a base di glicerina è anche un ingrediente in molti dentifrici. La confusione è facilitata dal fatto che le etichette di alcuni articoli non fanno menzione di ciò che è venuto da prodotti utilizzati nella loro fabbricazione. Secondo la Food Standard Authority non vi è alcun obbligo giuridico per i produttori di specificare se utilizzare la gelatina viene da un maiale o altri animali. Quando specificato, è spesso chiamato “gelatina animale”. Altri prodotti che possono includere materiale da suini sono Tra le altre cose, la pellicola fotografica, che utilizza la carne di maiale collagene osseo, le scarpe che usano colla osso di suino a migliorare la qualità della pelle, e dipinti che usano il grasso per migliorare la loro brillantezza. Alcuni produttori di sigarette utilizzano l’emoglobina del sangue di maiale nei loro filtri. La prossima volta che si compra un pezzo di pane, devi essere ben consigliato di leggere il pacchetto. Alcuni produttori utilizzano un composto chiamato L-cisteina, che è una proteina di carne di maiale, che viene utilizzato per ammorbidire l’impasto. Un prodotto come “Tortilla Wraps” Tesco ha questo ingrediente.
Consumatori.myblog riporta una notizia che fece scalpore qualche mese fa, l’utilizzo dell’emoglobina del suino nei filtri delle sigarette. Ciò provocò delle reazioni piuttosto forti soprattutto tra i musulmani. L’emoglobina viene utilizzato per la realizzazione di filtri di sigarette più efficace nel bloccare le sostanze chimiche nocive prima di entrare nei polmoni del fumatore. Simon Chapman, docente presso l’Università di Sydney, ha sottolineato come questo fosse solo uno dei 185 impieghi industriali di un maiale che la ricerca olandese aveva individuato:
Un gruppo di ricercatori olandesi ha infatti identificato 185 diversi usi del maiale e tra questi ha elencato l’utilizzo dell’emoglobina dell’animale nella produzione dei filtri per le sigarette. Come scrive il sito del quotidiano Hurriyet, la notizia è rimbalzata anche sulla stampa turca, portando diversi gruppi religiosi a esprimere il loro sconcerto, essendo il consumo del maiale vietato dall’Islam.? Al rincorrersi delle proteste e delle richieste di accertamenti ha deciso di rispondere il ministero turco della Salute, provando a placare gli animi. Nelle sigarette prodotte in Turchia non c’è traccia di sangue suino, ha annunciato il ministero dopo aver condotto una serie di analisi. E non basta. Il centro Refil Saydam di Ankara condurrà ulteriori test, per escludere che anche altre parti dell’animale ‘proibito’, come ad esempio il suo grasso, siano presenti nelle ‘bionde’ Made in Turkey.
International Vegetarian Union dà delle indicazioni anche sullo zucchero (alcuni vengono raffinati con il nero d’ossa)
Nella decolorazione di alcuni zuccheri raffinati viene utilizzato il nero d’ossa. Mentre non vi sono, a tutt’oggi, informazioni relative agli zuccheri in Paesi che non siano il Regno Unito, in quest’ultimo gli zuccheri Tate, Lyle e Billingtons sono privi di qualsivoglia sostanza di origine animale. Alcuni fra i maggiori produttori britannici di zucchero, che commercializzano il loro prodotto sotto il marchio “Silver Spoon”, dichiarano che i loro zuccheri “bianchi” sono vegan, ma che non possono però garantire per ciò che riguarda gli zuccheri “scuri” in quanto dal loro fornitore potrebbe anche venir utilizzato del nero d’ossa. [N.d.T. : in molti supermercati della grande distribuzione, in Italia, si trova uno zucchero di canna che riporta in etichetta l’indicazione indicato per i vegani].
Dermatologyresearch riporta un interessante scritto del Dr.Luigi Rigano che spiega le ragioni dell’uso dei derivati animali in cosmetica. Tutti i derivati animali ancora oggi in uso in cosmesi sono miscele complesse di molecole (o di loro derivati) difficili da riprodurre sinteticamente. Come per tutti i derivati dal mondo organico, il corteo degli accompagnanti dell’eventuale ingrediente principale è un sistema di sostanze polifunzionali, unico e irripetibile a costi accessibili. Si tratta quasi sempre di macromolecole, ottenibili con molti passaggi e scarsa resa per via sintetica o non esistenti nel mondo vegetale. Gli elenchi delle principali categorie di ingredienti sono sorprendentemente lunghi e articolati:
- Grassi, cere e lipidi vari - Sego bovini lipide per saponi e condizionanti - Squalene cetacei emolliente per creme - Cera d’api api emulsionante, fattore di consistenza, filmogeno - Lanolina ovini emulsionante emolliente, intermedio di sintesi - Olio di visone, emolliente - Spermaceti cetacei coemulsionante, fattore di consistenza, protettivo - Olio di emu uccelli, emolliente - Olio di struzzo uccelli, emolliente - Omento suini, bovini lenitivo, anti-irritante, cicatrizzante.
- Ingredienti “ottici”
Guanina crostacei, perlante - Carminio insetti, colorante
- Proteine e Idrolizzati proteici
Conchiolina crostacei, protettivo - Sericina insetti anti-irritante, filmogeno - Collagene bovini suini, protettivo idratante - Elastina bovini, protettivo, idratante - Cheratina bovini, suini anti-irritante in detergenti - Collagene marino pesci, protettivo - Caseina bovini, tensore.
- Fibre
Capelli umani campione di prova - Setole suini spazzolini - Peli di visone felini pennelli - Pelo di yak bovini campione di prova
- Ingredienti odorosi
Musk capriolo - Zibetto felini - Ambra grigia capodoglio - Castoreum castoro
- Polimeri complessi
Acido jaluronico uccelli - Chitina crostacei - Placenta bovini - Xanthan gum batteri - Beta glucano lieviti
- Emulsionanti
Lecitina da uovo - Lanolina
- Ingredienti speciali
Latte (di mucca, di capra) - miele - DNA - Pappa reale - Propoli - Ceramidi
- Tessuti per Prove di innocuità
Occhio bovino bovini - Colture cellulari umani - Strato corneo umani, suini - tossicità vari - Uovo fecondato gallina - Linfonodi topo
Insomma, la confusione è tanta non solo per i consumatori più frettolosi e disattenti, ma anche per quelli più scrupolosi. Il consiglio è sempre quello di leggere con attenzione le etichette dei prodotti, che possono dare importanti indicazioni. E tenere presente che i derivati di origine animale sono presenti anche dove non ci si aspetta. L’uomo è profondamente dipendente dagli animali, e non sempre li tratta con il rispetto e la consapevolezza necessari, come sostiene il documentario Earthlings – Terrestri.
E’ un documentario sull’assoluta dipendenza dell’umanità dagli animali (usati come compagnia, come cibo, come vestiario, per divertimento e per la ricerca scientifica) ma illustra anche la nostra completa mancanza di rispetto per questi cosiddetti “fornitori non umani”. Il film è narrato dall’attore Joaquin Phoenix, nomitato dall’Academy Award (GLADIATOR) e la colonna sonora è di Moby, artista acclamato dalla critica. Attraverso uno studio approfondito svolto all’interno di negozi di animali, allevamenti di animali domestici, rifugi, ma anche negli allevamenti intensivi, nell’industria della pelle e della pelliccia, in quella dello sport e dell’intrattenimento, e infine nella professione medica e scientifica, EARTHLINGS usa telecamere nascoste e filmati inediti per tracciare la cronaca quotidiana di alcune delle più grandi industrie del mondo, che basano i loro profitti interamente sugli animali. Potente e informativo, EARTHLINGS è un film che fa riflettere ed è finora il più completo documentario mai prodotto sulla correlazione tra la natura, gli animali e gli interessi economici degli umani. Ci sono molti film ben fatti sui diritti animali, ma questo li supera tutti. EARTHLINGS deve essere visto! Molto raccomandato!
Fonte: www.magazine.liquida.it